IL CIELO RIDIPINTO
Non era un paesino tanto piccolo quello di Alessandro.
Gli avevano raccontato che l’anima di quelle strade era posseduta da scie di uomini ferventi come stelle comete, gli avevano narrato di focolai di passioni che si illuminavano a intermittenza anche nei cuori più impervi, qualcuno gli aveva anche evocato scenari di spettacoli naturali mai apparsi in altre zone della terra. Una sera d’estate, un bambino sorridente l’aveva destato dal suo torpore descrivendo di aver visto un quadro meraviglioso nascosto in fondo al vecchio vialone che porta alla spiaggia. Quel bimbo, adoperando mani e occhi, delineava di aver scoperto un luogo dove il cielo non era il solito coperchio: tracciava forme di luce incantevoli, tratteggiava atmosfere sognanti ed emozioni infinite, mostrava al mondo che la purezza è proprio sotto il nostro naso chiuso. Alessandro non dette mai peso a quelle fantasie un po’ stravaganti e sconsiderate. Si convinse che il ragazzino si era lasciato condizionare da qualche dipinto in cui era disegnato il cielo. Aveva percorso milioni di volte le viuzze del borgo senza notare la minima presenza di corpi viventi intorno a lui. Ai suoi occhi si manifestava una città vuota: niente persone, niente respiri, niente sensazioni, insomma niente vita. No, non era semplicemente un foglio di carta sbiadito. Le sue pagine erano state strappate selvaggiamente e inghiottite da un buco nero di dimensioni esistenziali; quelle rimaste erano bianchissime e lui possedeva unicamente un pennarello bianco. Quando ebbe il coraggio di rivolgere il suo sguardo verso l’alto, c’era solo un immenso buio nero. Il suo cielo non era dipinto.
Giada proveniva da un paese vicino dove si vociferava di un bellissimo sfondo naturale dove mare e luna si univano in una danza eterna e gli uomini potevano incontrare la profondità del loro cuore. Fin da piccola, era stata una sognatrice instancabile. Rivolgeva le sue giornate alla ricerca delle emozioni in cui era nascosto il vero segreto della felicità. Sentiva che stavolta sarebbe successo qualcosa di imprevedibile e meraviglioso, qualcosa che scava un sapore indicibile come quelle rocce che assumono lineamenti perfetti dopo essere state corrose dal movimento dolce e deciso delle onde. Il suo istinto non sbagliava mai. Dopo giorni di pioggia e freddo, quella sera era dolcemente placida al pari di una primavera anticipata. Per lei, era un segno benevolo del destino.
Il suo incontro con Alessandro avvenne per quella che comunemente si chiama coincidenza. Tuttavia, la casualità è spesso teatro dei migliori successi.
Giada si era persa e cercava aiuto. Che aiuto poteva dare un ragazzo senza occhi e senza cuore? Chi dei due aveva davvero bisogno di ritrovare la via maestra?
Appena lei lo vide cercò, immediatamente, lo sguardo di lui. Sua nonna le aveva insegnato da piccola una preziosa lezione di vita: “Non conoscere le persone per quello che ti dicono, ma per quello che leggi nei loro occhi”. Gli occhi di Alessandro non mentivano. Da qualche parte nel suo cuore agghiacciato dalle delusioni, esisteva ancora la sua calda essenza.
Giada aveva letto che quel ragazzo possedeva una dolcezza immensa e inesplorata. Ora si sentiva sicura e al riparo da ogni sospetto. Perciò, gli rivolse la parola:
Giada: “Ciao, mi chiamo Giada e tu? Sto cercando un posto che si chiama via del cielo. Lo conosci?”
Alessandro: “Io sono Alessandro. Non ho capito cosa vuoi.”
Giada: “Piacere, posso chiamarti Ale? Cerco via del cielo”.
Il cuore di Alessandro si era fermato all’improvviso come se una mano immaginaria premesse sul suo petto per soffocarlo. Da mesi nessuno lo chiamava Ale e ora che finalmente era riuscito a liberarsi di quella debolezza, questa ragazza riusciva a dilapidare il patrimonio ottenuto con tanta fatica. L’incredibile è che provava piacere.
Alzando gli occhi, sentiva lo sguardo tenero di lei che scrutavano la sua anima e non seppe fermarli. Ora il suo cuore batteva furiosamente. Con altre donne gli era capitato di tirare fuori tutta la sua acidità visiva e verbale, ma ora non riusciva. Giada lo aveva vinto e si abbandonò lentamente a lei.
Alessandro: Un bimbo mi ha raccontato di questo luogo. Forse si trova in fondo al vialone verso la spiaggia, ma non voglio illuderti. Sai, sono racconti un po’ bizzarri.
Giada: “Andiamo insieme per favore?”
Alessandro: “Va bene, ma non dirmi che non ti ho avvisato.”
Le parole un po’ sgradevoli di lui, non avevano per nulla intimorito lei. Ormai sapeva dove andare. Il percorso non portava alla “via del cielo”, ma al cuore del ragazzo.
Quando raggiunsero la spiaggia, Giada guardava la volta celeste con occhi sgranati. Dinanzi a lei, già si disegnava uno spettacolo senza precedenti. Alessandro era alquanto stupito perché ancora gli appariva di fronte un cielo buio e senza senso.
Teneramente, lei si girò verso di lui e chiese: “Vedi anche tu questo dipinto naturale?”
Lui abbassò la testa per non deluderla. Lei gli prese la mano e lo guardò con tutto l’amore di cui solo una donna è capace. Il silenzio regnava sul mare e su di loro, ma potevano distinguere chiaramente i loro respiri ballare all’unisono, le voci dei loro cuori sciogliersi in un unico suono, le loro anime attraversarsi continuamente una dentro l’altra…Alessandro sentiva il gelo sparire e un risveglio di energia percuotere il suo corpo.
Sempre tenendolo per mano, lei gli donò una carezza e disse: “Ora chiudi gli occhi e guarda davvero”.
Con enorme stupore, Alessandro cominciò a vedere tutta la bellezza di quel luogo. Nella notte buia, il suo cielo si era ridipinto.
Giada proveniva da un paese vicino dove si vociferava di un bellissimo sfondo naturale dove mare e luna si univano in una danza eterna e gli uomini potevano incontrare la profondità del loro cuore. Fin da piccola, era stata una sognatrice instancabile. Rivolgeva le sue giornate alla ricerca delle emozioni in cui era nascosto il vero segreto della felicità. Sentiva che stavolta sarebbe successo qualcosa di imprevedibile e meraviglioso, qualcosa che scava un sapore indicibile come quelle rocce che assumono lineamenti perfetti dopo essere state corrose dal movimento dolce e deciso delle onde. Il suo istinto non sbagliava mai. Dopo giorni di pioggia e freddo, quella sera era dolcemente placida al pari di una primavera anticipata. Per lei, era un segno benevolo del destino.
Il suo incontro con Alessandro avvenne per quella che comunemente si chiama coincidenza. Tuttavia, la casualità è spesso teatro dei migliori successi.
Giada si era persa e cercava aiuto. Che aiuto poteva dare un ragazzo senza occhi e senza cuore? Chi dei due aveva davvero bisogno di ritrovare la via maestra?
Appena lei lo vide cercò, immediatamente, lo sguardo di lui. Sua nonna le aveva insegnato da piccola una preziosa lezione di vita: “Non conoscere le persone per quello che ti dicono, ma per quello che leggi nei loro occhi”. Gli occhi di Alessandro non mentivano. Da qualche parte nel suo cuore agghiacciato dalle delusioni, esisteva ancora la sua calda essenza.
Giada aveva letto che quel ragazzo possedeva una dolcezza immensa e inesplorata. Ora si sentiva sicura e al riparo da ogni sospetto. Perciò, gli rivolse la parola:
Giada: “Ciao, mi chiamo Giada e tu? Sto cercando un posto che si chiama via del cielo. Lo conosci?”
Alessandro: “Io sono Alessandro. Non ho capito cosa vuoi.”
Giada: “Piacere, posso chiamarti Ale? Cerco via del cielo”.
Il cuore di Alessandro si era fermato all’improvviso come se una mano immaginaria premesse sul suo petto per soffocarlo. Da mesi nessuno lo chiamava Ale e ora che finalmente era riuscito a liberarsi di quella debolezza, questa ragazza riusciva a dilapidare il patrimonio ottenuto con tanta fatica. L’incredibile è che provava piacere.
Alzando gli occhi, sentiva lo sguardo tenero di lei che scrutavano la sua anima e non seppe fermarli. Ora il suo cuore batteva furiosamente. Con altre donne gli era capitato di tirare fuori tutta la sua acidità visiva e verbale, ma ora non riusciva. Giada lo aveva vinto e si abbandonò lentamente a lei.
Alessandro: Un bimbo mi ha raccontato di questo luogo. Forse si trova in fondo al vialone verso la spiaggia, ma non voglio illuderti. Sai, sono racconti un po’ bizzarri.
Giada: “Andiamo insieme per favore?”
Alessandro: “Va bene, ma non dirmi che non ti ho avvisato.”
Le parole un po’ sgradevoli di lui, non avevano per nulla intimorito lei. Ormai sapeva dove andare. Il percorso non portava alla “via del cielo”, ma al cuore del ragazzo.
Quando raggiunsero la spiaggia, Giada guardava la volta celeste con occhi sgranati. Dinanzi a lei, già si disegnava uno spettacolo senza precedenti. Alessandro era alquanto stupito perché ancora gli appariva di fronte un cielo buio e senza senso.
Teneramente, lei si girò verso di lui e chiese: “Vedi anche tu questo dipinto naturale?”
Lui abbassò la testa per non deluderla. Lei gli prese la mano e lo guardò con tutto l’amore di cui solo una donna è capace. Il silenzio regnava sul mare e su di loro, ma potevano distinguere chiaramente i loro respiri ballare all’unisono, le voci dei loro cuori sciogliersi in un unico suono, le loro anime attraversarsi continuamente una dentro l’altra…Alessandro sentiva il gelo sparire e un risveglio di energia percuotere il suo corpo.
Sempre tenendolo per mano, lei gli donò una carezza e disse: “Ora chiudi gli occhi e guarda davvero”.
Con enorme stupore, Alessandro cominciò a vedere tutta la bellezza di quel luogo. Nella notte buia, il suo cielo si era ridipinto.
Scritto il 16 FEBBRAIO 2011, Pubblicato su Antologia “Il Lancio della Penna” (Edizione 2011)
bellissimo racconto, nella notte buiacominciò a vedere tutta la bellezza di quel luogo ….. bellissimo